martedì 7 agosto 2018

La TORRE CIVICA con OROLOGIO - Monopoli (BA)




All'innesto tra VIA e PIAZZA GARIBALDI, di fronte al PALAZZO CACACE (XVI sec).

La TORRE ha pianta poligonale ed è caratterizzata da diversi elementi: 
-All'apice c'è un piccolo CAMPANILE A VELA 

-L'OROLOGIO
-Lo STEMMA DI MONOPOLI: costituito da tre rose bianche su campo rosso 
-La STATUA DI S. GENNARO, di cui però non si conosce l'autore e l'epoca di realizzazione
-La COLONNA DEGLI INFAMI o "colonna della gogna". Un tempo era collocata al centro della piazza

La Torre Civica, o Torre Campanaria, è ubicata nella splendida e ricca cornice storica di piazza Garibaldi (un tempo denominata Piazza delle Mercanzie o Platea Pubblica), la più importante per Monopoli dal 1500 in poi, quando la città estese le mura spostandosi sul nucleo a sud-ovest (vicino alla Cattedrale) e sulla zona, appunto, di piazza Garibaldi (allora situata fuori). La Torre Civica è del 1552 ed è rivolta verso il Porto Vecchio, dando il benvenuto a chi approdava in quella parte del porto dove avvenne, peraltro, anche il miracoloso approdo della zattera con l’icona di Maria SS. della Madia nel 1117. La Torre è un insieme di elementi, tutti molto interessanti, a partire dalla parte inferiore nella quale oggi è inglobata la colonna infame o colonna della gogna, dove erano esposti al pubblico coloro che si macchiavano di reati: si possono notare ancora i solchi scavati dal capo e delle spalle di coloro che non corso della storia vi furono legati. In alto è visibile la statua di san Gennaro, di cui non si conosce né l’autore né l’epoca in cui è stata realizzata, per anni peraltro ritenuta erroneamente da molti monopolitani la statua di san Cataldo. La statua di San Gennaro è stata restaurata e restituita alla città nel corso di una cerimonia pubblica nel 1998. La presenza del “Santo vescovo  napoletano” a Monopoli non è casuale, dati gli storici rapporti della città in generale con la Campania e con Napoli in particolare, da dove peraltro proviene gran parte dell’argenteria sacra seicentesca e dei pavimenti maiolicati delle nostre chiese settecentesche. Subito sopra la statua, ben visibile, lo stemma civico della città, consistente in “tre rose bianche su campo rosso”. Secondo una versione molto diffusa a Monopoli riguardo le origini dello stemma, si pensa che inizialmente fosse a colori invertiti rispetto all’attuale: vi figuravano tre rose rosse su campo bianco. In seguito, dopo la conversione della popolazione alla fede cristiana, le tre rose sarebbero state convertite in rose bianche e il campo in rosso, come riferisce lo storico Alessandro Nardelli basandosi sulla Cronaca perduta di Bante Brigantino: fidelium animas fuisse ealbatas in sanguine agni immaculi C.J. (le anime dei fedeli furono imbianchite nel lavacro della Rigenerazione). Le rose bianche, secondo questa lettura, rappresenterebbero quindi la purezza dei martiri cristiani che versarono il loro sangue, il rosso del campo appunto, per la religione. Vi è, comunque, un’altra ipotesi riguardo allo stemma, secondo la quale lo stemma è quello concesso da Federico II nel 1221 in seguito alla fedeltà dimostrata dalla popolazione contro Gualtieri IV di Brienne, suo acerrimo nemico: in questo caso le rose indicherebbero proprio la fedeltà, mentre il campo rosso il sangue versato dai vassalli monopolitani. La torre ospita anche un orologio, un campaniletto a vela con campana, i cui rintocchi, in passato, erano sinonimo di pericolo o di adunanze, e due sculture di grifoni che, come figura araldica, simboleggiano custodia e vigilanza. Il grifone, inoltre, poiché riunisce l’animale dominante sulla terra, il leone, con quello dominante in cielo, l’aquila, simboleggia anche la perfezione e la potenza.

VIA TRAIANA - Monopoli (BA)


La VIA APPIA era la più antica strada romana della Puglia, il primo tratto fu costruito nel 312 a.C. per collegare Roma a Benevento; nel II secolo a.C. fu realizzato il tratto pugliese, che collegava Benevento a Brindisi.

La VIA TRAIANA era una variante della via Appia. Realizzata dall'imperatore Traiano nel 108-110 d.C, lungo la costa pugliese, ricalcando il percorso dell'antica via Minucia. La strada fu inaugurata nel 113 d.C., per collegare Benevento, Troia, Ordona, Canosa Ruvo, Bitonto, Bari, Egnazia fino ad arrivare a Brindisi.

Questo nuovo percorso consentiva appunto di raggiungere Brindisi con maggiore facilità: abbreviava il tratto montagnoso dell’Appennino dauno, sfruttando la comoda percorribilità del Tavoliere e perciò della pianura costiera, permettendo così di raggiungere Brindisi da Roma in 13/14 giorni.
Con l'avvento del Cristianesimo, divenne parte della VIA FRANCIGENA utilizzata dai pellegrini per raggiungere i luoghi di imbarco verso la Terra Santa (vedasi descrizione del CASTELLO DI S. STEFANO).

ARCO DI TRAIANO (Benevento) fu eretto dal senato e dal popolo romano all'inizio della nuova via Traiana. I piloni sono decorati con bassorilievi; in particolare la faccia dei piloni rivolta verso la città presenta scene di pace, l'altra scene militari.

COLONNA (Brindisi) unica superstite delle due colonne costruite nel II secolo, utilizzate come faro e per segnalare il punto in cui terminava l’antica via Appia. Realizzate in marmo proveniente dalla Turchia, le due colonne erano collegate da una robusta trave di bronzo, a sostegno di un fanale dorato che aveva il compito di segnalare ai naviganti l’ingresso al porto. La seconda colonna, di cui resta solo la base con uno dei rocchi, è caduta nel 1528 e oggi è in piazza Sant’Oronzo a Lecce.

Il sistema viario che interessa il complesso degli insediamenti rupestri di Monopoli è, nella sua quasi totalità, derivato dal tracciato originario della Traiana. La via era stata concepita come un asse fondamentale per i collegamenti con l’Oriente e svolse la sua funzione anche immediatamente dopo il crollo dell’Impero Romano. Nel tratto che attraversava il territorio di Monopoli si trovavano due stazioni di sosta, una denominata Dirium o Dertum (probabilmente sita a nord dell’attuale abitato in località Torre d’Orta) e l’altra situata nella città di Egnazia. I vari itinerari, quasi tutti precedenti al VII secolo, registrano una situazione viaria che, nonostante fosse già in relativo degrado rispetto all’epoca imperiale, era sicuramente migliore rispetto a quella dei secoli successivi. Un fattore determinante che causò l’abbandono della Traiana nel suo tratto litoraneo fu la scomparsa della città di Egnazia, che a partire dal VI secolo d.C., conobbe un progressivo declino che ne determinò la scomparsa. Fino a quell’epoca la presenza della città e del relativo porto, erano un motivo di attrazione sufficiente per utilizzare la Traiana e le stazioni di posta connesse. L’abbandono e il degrado del tratto litoraneo della Traiana portò alla creazione di un asse “paralitornaeo” più interno di tre chilometri riutilizzato ora sostanzialmente dalla ferrovia. L’analisi autopica del territorio ha reso possibile l’identifica di questo asse con la strada sterrata che, partendo dall’attuale SP Monopoli – Capitolo, si addentra in prossimità della Masseria Zaccaria, tocca gli insediamenti di San Procopio, Paterno, Lamalunga, Seppannibale e sicuramente giungeva a Fasano, nelle cui vicinanze sorge l’insediamento di San Lorenzo. In più punti, lungo i bordi di questo asse, è possibile notare tracce di una carraia. Un’altra via di comunicazione parallela e più interna a questa, era quella che partendo da Monopoli conduceva a Fasano: lungo quest’asse sono collocati altri insediamenti quali Spirito Santo, Iacovella e S. Cecilia. Le fonti documentarie in nostro possesso non trascurano di fare menzione delle strade presenti sul territorio, citate spesso come confine di possedimenti oppure come punto di riferimento per l’individuazione di confini. In un documento del 1087, per mezzo del quale Goffredo, conte di Conversano, dona al monastero di S. Benedetto il villaggio di Castellana e altre terre, le vie che raggiungevano Castellana vengono così menzionate: una “venit de Puliniano”, una seconda “venit a Monopoli” e una terza “venit de Cupersano et vadit in Barsento”. L’ambiente rupestre, quindi, non sembra essere toccato direttamente dalle grandi arterie ed è raggiungibile solo attraverso piccoli sentieri secondari che nascono dall’asse principale. Gli insediamenti rupestri rimangono dunque invisibili agli occhi degli utilizzatori della strada principale e probabilmente solo chi conosceva i sentieri di accesso poteva giungervi. La strada principale, quindi, era molto probabilmente preesistente alla nascita degli insediamenti rupestri e la vicinanza di questi ultimi alle vie di comunicazione è da attribuirsi prettamente a motivazioni di carattere geomorfologico. La strada, quindi, non è un elemento sconosciuto nell’ambito della “vita in grotta”, ma essa, potendo rappresentare un elemento di instabilità e pericolo, possiede elementi di raccordo con la viabilità strettamente rupestre che solo gli abitanti del luogo sanno utilizzare.