sabato 29 giugno 2019

Cheesecake con Pere e Cioccolato fondente

Ingredienti:
  • SAVOIARDI q.b.
  • SUCCO DI FRUTTA q.b.
  • PERA n. 1
  • RICOTTA o MASCARPONE 250 g
  • ZUCCHERO 2-3 cucchiai
  • PANNA 200 ml
  • GOCCE DI CIOCCOLATO q.b.
  • COLLA DI PESCE n. 2 fogli


Procedimento:

In un tegame a cerniera: Disporre i savoiardi imbevuti nel succo di frutta.

Sbucciare e tagliare a dadini la pera.

Montare la panna.

Mettere a mollo la colla di pesce; Strizzarla e scioglierla, in un pentolino, con n. 1-2 cucchiai di acqua.

In una coppa: Amalgamare la ricotta (od il mascarpone) con lo zucchero (assaggiare per regolarsi sullo zucchero); Unire la panna, poi la pera e le gocce di cioccolato. Versare la colla di pesce.

Versare la farcia sopra ai savoiardi.

Far rapprendere la cheesecake in frigo per 4-5 ore.

Ricoprire con gocce di cioccolato prima di servire.


ENJOY  :-) 

venerdì 28 giugno 2019

Achille CASTIGLIONE - THE DESIGNER

Achille Castiglioni (Milano 1918-2002), figlio dello scultore Giannino Castiglioni, Achille, insieme ai fratelli Livio e Pier Giacomo, ha dato vita alla più importante famiglia della storia del design italiano. L’eleganza e la purezza delle forme hanno reso i suoi oggetti talmente iconici da essere considerate vere e proprie opere d’arte ospitate nelle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo come il MoMa di New York o la Triennale di Milano. Una storia costellata di successi caratterizzata dalla ricerca costante su forme, tecniche e nuovi materiali e consacrata da ben 14 Compassi d’Oro, il riconoscimento più prestigioso nel mondo del design. È soprattutto nella sperimentazione nel campo dell’illuminazione che la famiglia Castiglioni muove i primi passi nel mondo del design: LuminatorGatto e l’innovativa Toio realizzata con un faro d'automobile da 300 watt a calost-block-7tta argentata, un filo in tensione preso da una canna da pesca e come base un trasformatore a vista.

Trasformare un oggetto quotidiano ordinario in un progetto di design: ecco la geniale intuizione che sta dietro, per esempio, alla lampada Arco, creata per il marchio Flos nel 1962. Firmata insieme al fratello Pier Giacomo, ha lanciato Achille Castiglioni nel firmamento delle star del design internazionale. Una cupola in acciaio forato, sospesa da un arco sempre in acciaio sorretto da un blocco in marmo di Carrara. Per la prima volta viene disegnata e realizzata una lampada a sospensione che non pende dal soffitto ma che può essere spostata per illuminare lì dove c’è bisogno. La storia dei fratelli Castiglioni non si limita, però, all’illuminazione. Nel 1965 Achille e Piergiacomo Castiglioni disegnano RR226 per Brionvega un radiofonografo considerato ancora oggi uno dei pezzi più belli della storia del design italiano. Un apparecchio radio componibile caratterizzato dalla versatilità delle forme ma, al tempo stesso, rivoluzionario perché concepito per una produzione industriale su vasta scala. Una carriera lunghissima, portata avanti da solo dopo la prematura morte di Pier Giacomo nel 1968, ma ricca di trionfi e di collaborazioni con le più importanti aziende del mondo: Cassina, Kartell, Zanotta, Brionvega, Flos, Olivetti, Siemens, Knoll, Lancia, Alessi, Poltrone Frau solo per citarne alcune. Tra gli oggetti più importanti degli ultimi anni ricordiamo la poltrona Sancarlo, dalla struttura semplice e lineare sulla quale sono posizionate delle imbottiture di densità variabile per garantire un supporto ideale a ogni diversa zona del corpo e Fucsia una lampada a sospensione dall’originale forma conica.









sabato 15 giugno 2019


La Masseria Gigante "Casa Rossa" appare, vivido colore in mezzo al verde mediterraneo di contrada Albero della Croce, territorio di Alberobello, quasi a sfiorare Noci. Varcandone la soglia il paesaggio lascia il passo alla Storia, quella in tre stagioni di una casa divenuta campo di concentramento, il più longevo italiano, attivo dal 1940 al 1949. Alla vigilia della Giornata della memoria, una sequenza di scatti di Orazio P. Sansonetti - Puglia Trek&Food ne percorre gli ambienti, sospesi nel tempo senza tempo: i vincoli, i giacigli, le pareti, la fioca luce. Il 27 gennaio, con ritrovo alle 9 nel parcheggio della chiesetta di Barsento, Puglia Trek&Food propone 'La via della memoria' , un cammino a piedi con letture itineranti legate alla memoria, lungo la via Barsentana che collegava la chiesetta ad Alberobello, toccando la Casa rossa, meta del percorso. Tra il 1940 e il 1943, fu il Fascismo che, durante la guerra, portò qui in catene prigionieri di guerra inglesi, irlandesi, indiani, e poi ebrei tedeschi, italiani e croati. Ma, ad armistizio avvenuto, la vita del centro di internamento proseguì.
L'imponente edificio e una grande costruzione a due piani, con 48 vani di diversa ampiezza, 3 corridoi, 10 accessori, ampi scantinati.
La sua edificazione, terminata il 1887, tutta in pietra locale, fu decisa ed attuata dal sacerdote che gia pensava, evidentemente, di fondare un Istituto Agrario.
Difatti nel suo testamento pubblico, redatto il 2 dicembre 1887, cioe circa un mese prima della sua morte, si Iegge: ...con questo atto di sua ultima volontà il detto don Francesco Gigante ha dichiarato volere istituire e fondare un Istituto Agrario, dotandolo di tutto il suo patrimonio, comprendendo immobili e mobili di qualunque natura siano, nessuno eccettuato, ed a compiere quest'opera di beneficio sociale, egli ha fatto edificare in questa masseria Croce, tenimento di Alberobello e di sua pertinenza, un fabbricato capace e volevole ad impiantarvi tale Istituto che prendera Ia ditta di Istituto Agrario Gigante. ...vuoIe che I'esecutore del presente testamento di unita al Sindaco ed al Parroco di Alberobello, provochino dal Governo il Decreto di riconoscimento di questo Istituto Agrario sul quale il Ministro di Agricoltura e Commercio eserciterà Ia sua vigilanza per Ia retta ed onesta amministrazione, affinché non vi sia sciupio di rendita e vi escano alunni dotti ed esercitati in fatti di agricoltura ed onesti amatori della Patria nella vita sociaIe.
Le Iiti giudiziarie di rivendicazione dei familiari e di altri, interessati ai Iasciti del sacerdote, compresi i rinvenimenti di testamenti falsi, iniziati subito dopo Ia sua morte, terminarono definitivamente nel 1919, trent'anni piu tardi.
II Regio Decreto che costituiva I'Ente Morale Scuola Agraria Gigante si ebbe solo nel 1896, otto anni dopo Ia morte del Fondatore e ne trascorsero altri dieci pieni di controversie, fino al 1906, per potere dare inizio al funzionamento della Scuola Pratica di Agricoltura.
Nel Dicembre del 1896, subito dopo il riconoscimento deII'Ente, viene approvato dal Consiglio di Amministrazione il primo progetto di modifica dell'edificio destinato a sede della Scuola e del Convitto, redatto daII'ing. Michele Sgobba.
L'impianto idrico consisteva di due ample cisterne, annesse all'edificio, contenenti acqua piovana raccolta sul tetto. Da queste cisterne I'acqua veniva immessa giornalmente, con pompe a mano, in un capace serbatoio posto suII'edificio dal quale, per caduta, si alimentavano i rubinelti dei servizi interni (cucina, bagni, ecc.).
Nel Marzo del 1905 si delibera di dar corso alle opere murarie riguardanti il completamento deII'aIIoggio del Direttore e della Chiesa, facenti corpo unico col fabbricato principale. II 31 Gennaio 1906 si prende in esame l'illuminazione del vasto fabbricato, dovendosi provvedere con urgenza in vista deII'inizio deII'anno scolastico. II Direttore avrebbe preferito il sistema di illuminazione a gas d'acetiIene, ma si continue ad usare il petrolio.
Nel Settembre 1908 il Direttore fa vive premure perché aII'attuaIe sistema di illuminazione dei locali della scuola se ne sostituisca uno più consono. Risultando quella elettrica ancora molto costosa, si valutano i pro e i contro delle varie forme di illuminazione, a gas di acetilene, a olio, a petrolio e si decide di continuare con quella a petrolio in attesa di impiantare I'iIIuminazione elettrica.
Ventuno anni dopo, neII'Agosto del 1929, fu deliberata I'introduzione neII'azienda dell’illuminazione elettrica con Ie relative applicazioni. Risultando il preventivo di spesa troppo oneroso per il bilancio deII'Ente, Ia realizzazione fu, ancora una volta, procrastinata.
Solo nel 1936 si decise di fornire Ia Scuola di energia elettrica abolendo il sistema illuminante a petrolio e a gas acetilene in atto.
Dopo cinquant’anni, nel 1947, si realizza Ia diramazione idrica deII'Acquedotto Pugliese per alimentare solo Ia Casa Rossa dove alloggiano gli internati del Campo di Concentramento, e nel 1950 si attua I'impianto al servizio degli edifici rurali e dei terreni deII'azienda agraria. Fino aII'ApriIe del 1940 I'edificio è stato sede:daII'a.s. 1906/07 aII'a.s. 1931/32: della Scuola Pratica di Agricoltura daII'a.s. 1916/17 aII'a.s. 1938/39: della Scuola EIementare; daII'a.s. 1932/33 aII'a.s. 1938/39: della Scuola Tecnica Agraria; daII'anno 1906 al 1939: del Convitto relativo alle Scuele succitate.
Con due note, rispettivamente del 13 Maggio 1940 e del 10 Aprile 1940, Ia Regia
Prefettura di Bari comunica, al Commissario Prefettizio Dott. Donato Giangrande, la decisione del Ministero deII'Interno di adibire a Campo di Concentramento per internati e confinati i Iocali di proprieta della Scuola Agraria "F Gigante" in Iocalità "Albero della Croce".
Quindici giorni dopo, il 26 Maggio 1940, Ia "Casa Rossa" viene ceduta in fitto al Ministero deII'Interno con il canone annuo di £ 15.000 e Ia clausola che Ie spese di adattamento sono a carico dello stesso Ministero.
II Campo di Deportazione Ebraico di Alberobello inizia a funzionare il 28 giugno 1940 ed è attivo fino al 6 novembre 1943 data della sua prima chiusura;
Dall’8 Settembre 1943 al 30 Novembre 1943 I'edificio viene occupato da due compagnie del 1“ battaglione del 235° Reggimento Fanteria "Picene";
Fino all’8 Febbraio 1944 I'edificio resta disabitato e da quella data il Prefetto di Bari dispone che vi vengano sistemati 20 profughi di guerra;
Nel Marzo 1944 vi vengono alloggiati alcuni gerarchi fascisti, internati in regime di confine libero per effetto dei primi provvedimenti epurativi, per scontare una pena che duri fino a quando esiste Io stato di guerra. Uflicialmente Ia Colonia di Confine Politico viene riaperta il 28 Febbraio 1945 e resta funzionante fino al 7 Ottobre 1946;
ll 28 Ottobre 1946 il Campo viene riallestito per consentire di ricevere internati per l'intera capienza il 12 Gannalo 1947 il Ministero dell'Interno dispone la traduzione di 102 donne straniere;
ll 19 Agosto 1947 tutte Ia lnternate sole, cioé senza familiari vengono trasferite altrove e da quel giorno arrivano alla Casa Rossa famiglie intere di profughi stranieri ed anche ebrei reduci dai lager nazisti;
Il Campo di Internamento della Scuola Agraria di Alberobello, solo maschile fino al 1946 e solo femminile fino al 1947 diventa, da questa data, campo misto fino alla sua definitiva chiusura nel Novembre 1949.
ino al 21 ApriIe1954 Ia Casa Rossa rimane disabitata. Da quella data viene ceduta in fitto per 15 anni alle A.C.L.l. provinciali di Bari ed e adibita a Scuola Permanente di Studi Sociali. Ma il 10 Ottobre 1956 viene rescissa Ia convenzione di Iocazione dello stabile con Ie A.C.L.l. per destinarlo a Casa di Rieducazione per Minorenni.
Nel Febbraio 1969 viene effettuato neII'edificio I'impianto di riscaldamento a termosifone.
La Casa di Rieducazione per minorenni cessa di occupare I'edificio nel 1977.
II 10 Gennaio 1979 I'Ente Meridionale di Cultura Popolare di Bari chiede I'uso dei Iocali della Casa Rossa per ospitare gli allievi che frequentano il Corso per trullari.
II 20 Giugno 1990 si autorizza il sig. Nicola Benedetto ad installare temporaneamente un'antenna TV come ripetitore per Tele Monte Sannace. II 4 Dicembre 1992 si diflida il sig. Benedetto Nicola a non piu occupare i Iocali della Fondazione Gigante e di Iasciarli Iiberi.
II 26 Ottobre 1990 viene effettuata I'asta giudiziaria per Ia vendita dei quattro Iotti, sul totale di cinque, in cui era stato diviso il patrimonio della Fondazione Gigante. Si ricavano un miliardo e 95 milioni di Iire.
Dalla vendita rimasero esclusi: Io stabile principale "Casa Rossa"; 9.96.30 ettari di terreno circostante coltivabile, 6.15.55 ettari del "Bosco Mozzone" in Contrada Carella.
Con Ia somma ricavata dalla prima vendita non e stato possibile saldare e tacitare tutti i creditori. Restavano scoperti, in quel tempo, 360 milioni di Iire. II 14 Giugno 1999 Ia Regione Puglia nomina un Commissario Liquidatore e Ie aste indette finora sono andate sempre deserte.
Non e possibile quantificare a quanto ammontano oggi i debiti per I'accumuIo degli lnteressi maturati ln questi ultimi 15 anni.
Attualmente l'edificio trovasi in stato di completo abbandono, alla mercee dei vandali che hanno già asportato e trafugato le basole in pietra calcarea da diversi locali, continuano a scardinare e a trafugare gli infissi interni, hanno devastato l'antico archivio, ivi conservato, hanno iniziato l'asportazione delle chiancole dei trulli adiacenti, hanno manomesso e asportato i quadri antichi e gli arredi sacri dalla annesa cappella.
A causa delle infiltrazioni di acqua piovana gli affreschi e il belllissimo falso mosaico sovrastante l'altare della cappella realizzati durante il suo internamento dall'ebreo Cernon, sono in disfacimento.
Promotore il Parroco di Sant'Antonio don Fabio Pallotta, e con il patrocinio dell'amministrazione Comunale, è stato costituito recentemente in Alberobello un comitato promotore, denominato, "Salviamo la Casa Rossa", formato dai cittadini volenterosi che intendono adoperarsi per tentare di sottrarre all'oblio e al completo disfacimento l'edificio che, per oltre un secolo, e stato punto di riferimento e protagonista della cultura e della storia non solo alberobellese.

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venerdì 14 giugno 2019

La NASCITA DEI PRIMI TRULLI risale all’epoca preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos, tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i defunti. 
Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi durante le Crociate. 
La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi vicini come quello di Noci. 
Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno 1000 sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti. 
La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.
Nata come una MASSERIA, a metà del XVI secolo l’area di Monti era già occupata da una quarantina di trulli ma fu solo intorno al 1620 che Alberobello acquisì la fisionomia di un insediamento indipendente dalla vicina Noci, arrivando a contare circa 3500 persone verso la fine del XVIII secolo. Nel 1797 il villaggio ottenne dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone il titolo di città reale. Il nome attuale deriva dal latino medievale della Regione, “silva arboris belli”.

RIONE MONTI: distretto composto da circa 1030 trulli, fra cui I ‘trulli siamesi’, caratterizzati da doppia facciata, doppio pinnacolo, focolare basso e privi di finestre
RIONE AJA PICCOLA: borgo costituito di una rete di vicoli stretti e tortuosi
TRULLO SOVRANO: fatto costruire dalla famiglia Perta nella metà del Settecento, è l'unico trullo a due piani, oggi ospita un Museo.  Indirizzo: piazza Sacramento 10, 70011 
LA CASA D'AMORE: prima casa costruita a calce nel 1797, ospita oggi l’ufficio del turismo. Indirizzo: via Monte Nero 3
CHIESA SANT'ANTONIO: a forma di trullo, preceduta da un ingresso monumentale  e  da una scalinata sovrastata da un rosone. La chiesa ha una pianta a croce greca e delle cappelle laterali con coperture a vela, un campanile a lato. Indirizzo: via Monte Pertica
SANTUARIO DEI SANTI MEDICI: dedicata ai SS. Medici Cosma e Damiano, ospita il loro reliquiario e il quadro della Madonna di Loreto. Indirizzo: piazza Curri

la Basilica Minore dei SANTI MEDICI
Le prime attestazioni devozionali di Alberobello per i santi Cosma e Damiano si registrano nella seconda metà del Seicento.
Sembra che il culto per i due santi arànargiri sia stato introdotto nella minuscola comunità dai possesori del feudo, i conti Acquaviva di Conversano, con un minuscolo quadro della Madonna di Loreto e dei due fratelli gemelli.
Nell'unica e già esistente chiesetta, inserita nella boscaglia, si riscontrano dipinti su una delle pareti "imago beatae Virginis sub nomine de Loreto, cum sancto Cosma ex latere dextro et sancto Damiano ex sinistro".
La coincidenza iconografica spiega, in tal modo, l'introduzione del culto degli Acquaviva e la volontà degli abitanti di appropriarsene.
L'attuale chiesa, più volte rimanneggiata, ha assunto la sua definitiva connotazione dopo il progetto dell'architetto locale Antonio Curri e nel tempo ampliata e portata all'attuale spendore.
Il tema visivo prevalente è il neoclassicismo. la facciata (1885) scandita da lunghe lesene e da colonne scanalate con capitelli corinzi e da due colonne lisce romane con capitelli di stile composito, è riconquistata dai campanioli sovrastati da cupoline a piramide quadrate. Dicciasette gradini invitano al prònao; la porta dell'artista Adolfo Rollo raffigura una pagina meravigliosa del Vangelo: le Beatitudini. Sul battente di sinistra dall'alto si scorgono i poveri, i mansueti, coloro che piangono e quelli che hanno fame e sete di giustizia; sul battente destro i misericordiosi, i puri di cuore, i pacifici e i sofferenti.
Il portale è ornato con le quattro virtù morali, mentre i medaglioni simboleggiano le virtù teologali; cinque volti di uomini guradano cinque volti di donne: sono i rappresentanti anonimi della Chiesa. In posizione eretta sono raffigurati Matteo, Luca, Isalia e Geremia a sinistra è Marco Giovanni, Ezechiele e Daniele a destra.
Nella lunetta del portico, Gesù crocifisso è tra la Madre, san Giovanni, i santi Pietro e Paolo, Cosam e Damiano, sono bassorilievi del Maestro Rollo; suo è il crocifisso pensile sull'altare centrale e le figure giganti collocate nei bracci della Chiesa.
L'altare di rosso porfirico, nel paliotto anteriore, annuncia il mistero pasquale di Gesù, la Morte, la Resurezione (fra i trulli) e l'Ascensione; i pannelli laterali raffigurano l'Annunciazione e la Pentecoste, mentre nel trittico posteriore, l'artista Giuseppe Pirrone offre in sintesi la celebrazione del Concilio Vaticano II.
La Puglia è la regione italiana in cui si è maggiormente diffuso il CULTO PER I SANTI MEDICI, COSMA e DAMIANO. Le ragioni sono storiche-religiose-geografiche. Innanzitutto, la vicinanza geografica e culturale del tempo all’antico Impero Bizantino e alla contestuale migrazione, attorno al VIII secolo, dei monaci basiliani, di culto greco, nel corso della iconoclastia. Sono loro, i monaci, che hanno esportato dall’oriente, da cui provengono, le storie, le vicende, i miracoli dei due martiri. Nella nostra regione, Alberobello, Bitonto, Oria sono i centri in cui la venerazione è particolarmente sentita.
La loro presenza nell’antica Silva Arborelli, coincide con la nascita del centro murgiano. Fu infatti, Giangirolamo II degli Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, ad esportare dalla sua città di residenza il culto devozionale per i due santi d’oriente nel feudo dei trulli.
E così, la piccola cappella rurale della Madonna delle Grazie del 1609, venne dedicata dal conte ai Santi Medici nel 1636. Da li si susseguirono almeno quattro ampliamenti, fino all’ultimo, quello realizzato tra il 1881 e il 1885 seguendo il progetto ideato dall’architetto, Antonio Curri, alberobellese di nascita.

CHIESA a Trullo S. ANTONIO
Su decreto del Re, nel 1910, il RIONE MONTI fu dichiarato Monumento nazionale e si proibì la costruzione di edifici moderni che ne deturpassero l'originalità di zona a trulli. Per questo e per arginare il diffondersi del protestantesimo tra gli abitanti, il benemerito sacerdote alberobellese Don Antonio Lippolis decise di edificarvi un tempio.
Si era all'indomani della Proclamazione di Cristo Re dell'Universo da parte del Papa (Dicembre 1925) e don Antonio volle che si trattasse di uno dei primi templi nel mondo consacrati al Re dell'Universo; sarebbe poi stata dedicata anche a Sant’Antonio di Padova, a suo tempo ‘martello degli eretici’ per le battaglie portate avanti contro le eresie.
L'obiettivo era quello di utilizzare un gruppo di lavoro completamente alberobellese. 
Costruita nell'arco di quattordici mesi, fu inaugurata il 13 Giugno 1927, giorno della festa di S. Antonio. 
Tre quinte, una centrale e due laterali, abbelliscono il fronte su cui si eleva, fino a m 2 1.50, un cono a trullo proiettato in su che, a sua volta, slancia per altri m 3.20, un lucernario a base quadrata.
La base è a croce greca, su cui si erge una cupola conica alta 21,50 mt, costruita con la tradizionale tecnica a trullo; i pilastri sostengono archi a tutto sesto e quattro volte, sollevate da terra fino a m 7,60; il campanile, alto quasi 19 m, fuoriesce dal perimetro e si eleva autonomo rispetto al prospetto. 
All'interno: nel 1949 all’artista Adolfo Rollo, gli furono commissionate varie opere come l'Albero della Vita murale, col maestoso Crocifisso, che domina l’Abside della Chiesa, il dipinto di Cristo Re, i bassorilievi di don Guanella e l'altare di Sant'Antonio con le formelle descrittive della sua vita.

il TRULLO SIAMESE
Secondo le narrazioni popolari, dell'amore di due fratelli per la stessa donna, la quale, promessa in sposa al primogenito, era follemente innamorata del fratello minore.
I sentimenti spinsero i tre protagonisti a vivere per un po' di tempo sotto lo stesso tetto, fin quando la convivenza non divenne intollerabile: il fratello maggiore, cieco di gelosia, spinse i due amanti a lasciare il trullo, pretendendo il diritto di primogenitura sulla proprietà. Il fratello minore non si arrese e rivendicò la sua parte di eredità.
Tutti e tre i cuori rimasero nell'abitazione che venne divisa e alla quale vennero create due entrate su strade opposte.

i SIMBOLI PRIMITIVI, MAGICI o CRISTIANI dei TRULLI
Sul frontale di ogni cupola dei trulli di Alberobello, sono disegnati alcuni simboli magici e propiziatori. La quantità di simboli è notevole e ognuno ha un proprio significato e una funzione particolare. Secondo alcuni studiosi, i pinnacoli che si trovano alla sommità della cupola sono il marchio scelto dai costruttori per distinguere il proprio lavoro. Altri, invece, li considerano dei veri e propri simboli magici. Tuttavia è il frontale di ogni cupola ad essere avvolto nel mistero. I misteriosi segni che sono dipinti sul frontale del cono dei trulli fanno parte del culto pagano così come quello cristiano. Sono simboli magici e allo stesso tempo propiziatori.
I SIMBOLI PRIMITIVI: sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI MAGICI: si trovano tutti i segni zodiacali, astrologici e planetari. Ognuno di questi simboli ha un significato preciso, di solito un auspicio. Per esempio l’ariete è una preghiera di vita sana e robusta, mentre i segni di Cancro, Leone e Bilancia servono come augurio di buona fortuna. Altri simboli magici importanti e molto frequenti sono quello del sole, principio di vita spirituale e materiale degli abitanti del trullo, e della luna, protettrice del trullo di notte.
I SIMBOLI CRISTIANI: Il primo Cristianesimo ha modificato il senso dei simboli pagani, magici e primitivi e li ha trasformati: i simboli cristiani sono infatti i più numerosi sui trulli di Alberobello. Così, per esempio, il Sole nella simbologia cristiana rappresenta la natura divina del Cristo, mentre la Luna è l’uomo. Anche i simboli di origine ebraica, come la stella a sei punte e il candelabro a sette bracci, sono stati cristianizzati. Tuttavia il simbolo più comune è la croce con cui rivolgere le preghiere al cielo.
ALTRI SIMBOLI
I SIMBOLI PRIMITIVI sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI GROTTESCHI a differenza degli altri, non hanno alcuna tradizione e sono scelti in base alla fantasia dal proprietario del trullo. Spesso indica le iniziali del nome e del cognome, oppure simboli del lavoro che svolge chi abita la struttura (falci, bilance e martelli). Spesso si tratta di rappresentazioni legate al mondo dell’agricoltura: per esempio rami d’ulivo o grappoli d’uva.

CASA D'AMORE
Ottenuto un geniale progetto dai primi architetti alberobellesi furono gettate le fondamenta per la prima casa costruita a calce. Era il 1° agosto del 1797. Alla fine apparve una palazzina a trullo, elevata ad un piano, con un balconcino esterno. Quella casa quasi volesse significare una sfida alla taverna feudale dei Conti Acquaviva perché fu costruita nella piazza laterale da quella dove trovasi la caverna. al termine della costruzione, in alto fu murata una lapide tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797". Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce.
L'ubicazione della "Casa D'Amore" nell'attuale Piazza Ferdinando IV, non fu casuale, infatti il primo piano della casa era visibile dal Palazzo dei Conti, ed era motivo di orgoglio per l'indipendenza appena raggiunta.
Inoltre da alcuni studi del Prof. Tommaso Galiani che scrive: "Tale struttura rappresenta un vero e proprio passaggio tecnico-costruttivo dalle prime case a trullo alle abitazioni ottocentesche. In realtà, la facciata lascia immaginare la presenza di vani interni ben diversi da quelli che in realtà sono. La stanza d’accesso, al posto del consueto cono lapideo, presenta una volta a stella." 
Il nome dell'abitazione deriva dal suo proprietario Francesco D'Amore, che partecipò nel XVIII secolo alla rivolta di Alberobello contro la tirannia feudale. La casa, in segno di vittoria, fu costruita di fronte al palazzo del Conte, usando materiali fino ad allora proibiti: calce e malta. La prima pietra fu posta il 1° agosto del 1797, alcuni mesi dopo l'emanazione del Regio Decreto (27 maggio 1979) che consentiva agli abitanti di edificare con legante senza essere più costretti a costruire “a secco” e sottostare al vassallaggio dei Conti Acquaviva di Conversano. L'uso della malta permise alle maestranze locali di costruire una casa a due piani, quasi fosse stato un vero palazzo. La facciata è suddivisa a metà da un balconcino leggermente prospiciente incorniciato da un arco incassato. Sotto questo è incastonata una lapide murata tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797" (Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce). Il tetto èdelineato da due falde spioventi mozzate, forse un tempo doveva essere a punta, a cummerse, come si suol dire nel dialetto locale. L'interno del piano terra presenta un ampio vano con volta a crociera, con adiacente l'angolo focolare e il soppalco che delimitava il piano superiore. Da qui è possibile accedere alla cantina sotterranea, i cosiddetti sottani in dialetto. Per andare al piano superiore, dove ci sono ambienti angusti, si sale da una cala esterna. Per diverso tempo l'edificio è stato sede del Comune. La Casa d'Amore, data la sua importanza storica, nel 1930 è stata dichiarata monumento nazionale.
Molto probabilmente Francesco D'Amore per la fabbricazione della casa interpellò un semplice trullaro, abituato a costruire o a restaurare trulli, questo spiega la particolare architettura della casa.
Monumento nazionale dal 1930, restaurata nel 1951, Casa D'Amore attualmente è sede dell’Assessorato al Turismo.








lunedì 10 giugno 2019

Marmellata Cipolle di Zapponeta

Ingredienti:

  • CIPOLLE ROSSE 1,1 kg
  • ZUCCHERO BIANCO 200 g
  • ZUCCHERO DI CANNA 200 g
  • SALE n. 1 cucchiaino
  • ALLORO n. 2 foglie
  • VINO BIANCO 100 ml (n.1 bicchiere)
  • ACETO VINO BIANCO n. 3 cucchiai

Procedimento:

Sbucciare e tagliare le cipolle; Sciacquarle.

In una tegame: Unire le cipolle, zucchero e sale. Coprire e lasciar riposare per almeno 12 ore (sarebbe meglio per 24 ore).

Aggiungere alle cipolle, il vino e l'aceto; Portare a bollore, mescolando; Abbassare la fiamma e far bollire per 50-60 mins, sempre mescolando.
Fare "la prova piattino" e, se la confettura risulta densa, toglierla dal fuoco.

Eliminare l'alloro.

Sterilizzare i vasetti, facendoli bollire in una pentola per almeno 20 minuti, a fuoco basso, (aggiungendo anche i coperchi a 10 mins dalla fine) e lasciandoli raffreddare nell'acqua, prima di rovesciarli su uno strofinaccio pulito.

Versare la marmellata, fatta riposare per 10 mins ma ancora calda, nei vasetti. 

Riporli capovolti per la chiusura sottovuoto, in questo modo tutta l'aria rimasta nei vasetti uscirà e la marmellata resterà sottovuoto.
        oppure,
Per una migliore conservazione, bollire i vasetti ripieni della marmellata (come per la sterilizzazione) e farli raffreddare capovolti su uno strofinaccio.


ENJOY  :-)



NOTA: Ottimo con i formaggi semi stagionati o con la tagliata di carne o tonno.

domenica 9 giugno 2019

Negretto: Pan di spagna (senza uova) al cioccolato con Nutella e Panna montata (Ricetta di Paola)

Ingredienti:
  • CACAO 50 g
  • ZUCCHERO 200 g
  • FARINA 150 g
  • LATTE 250 g
  • LIEVITO n. 1 bustina
  • NUTELLA q.b.
  • PANNA q.b.


Procedimento:

In una coppa: Unire la farina, cacao, zucchero, lievito e poi versare, a filo, il latte; Mescolare.

In una tortiera di 24 cm: Versare il composto.

Infornare, in forno già caldo, a 180°C, per 15-20 mins.

Far raffreddare la torta e tagliarla a metà.

Versare e stendere la nutella.

Montare la panna con lo zucchero; Distribuirla sulla torta.

Ricoprire con il secondo disco.


ENJOY  :-)

sabato 8 giugno 2019

Mezzi Rigatoni con Fior di zucchina e Mazzancolle su crema di Piselli (Ricetta di Paola)

Ingredienti:
  • MEZZI RIGATONI 80 g/persona
  • FIORI DI ZUCCHINA n. 5 / persona
  • MAZZANCOLLE q.b.
  • PISELLI q.b.
  • CIPOLLA n. 1
  • VINO q.b.
  • OLIO, SALE, PEPE q.b.

Procedimento:

Pulire le mazzancolle. Tagliarle a metà, lasciando da parte quelle che verranno utilizzate per guarnire.

Pulire e lavare i fiori di zucchina.

In un tegame: Cuocere i piselli. Frullarli e ridurre in crema.

In un tegame: Soffriggere la cipolla nell'olio; Unire le mazzancolle; Sfumare col vino; Cuocere le mazzancolle e poi toglierle dal tegame.

Versare, nel tegame, i fiori di zucchina e cuocerli. 

Aggiungere le mazzancolle, sale, pepe e la pasta; Mantecare con acqua di cottura.

Nei piatti: Versare a specchio la crema di piselli, poi la pasta condita e le mazzancolle.


ENJOY  :-)