lunedì 26 novembre 2018

“LA MORTE DI MARAT” di Jacques-Louis David (1793)




Jacques-Louis David è stato uno dei più grandi pittori francesi dell’800. Le sue straordinarie opere hanno segnato un’epoca e lo hanno consacrato come uno dei migliori pittori neoclassici. Nella sua intera carriera ha dipinto tele di ogni genere, spaziando dagli autoritratti, passando per i quadri mitologici, fino a giungere a lavori di cronaca, raccontando i migliori ed i peggiori momenti della Rivoluzione Francese e del conseguente arrivo di Napoleone.
Jean-Paul Marat, amico di David, era un importante giornalista francese, il quale, prima di dedicarsi al mondo della stampa, aveva studiato medicina, arrivando ad esercitare anche la professione per qualche tempo.
Con l’avvenire della Rivoluzione Francese, cominciò ad interessarsi alla situazione e nel 1789 fondò il giornale L’Ami du peuple, (l’amico del popolo), dimostrando di avere dei pensieri fortemente radicali.
Si unì ai Giacobini, diventandone il presidente ed i suoi articoli divennero dei veri e propri inni alla rivoluzione, portando i cittadini che leggevano il giornale ad attaccare i girondini che in quel periodo avevano il potere.
Con la cacciata dei girondini, i giacobini di Marat avevano campo libero e formarono immediatamente un nuovo governo; lo scrittore non si fermò e continuò a scrivere di rivoluzione e protesta, sfociando spesso nell’eccessiva violenza. Forse fu proprio questa eccessiva aggressività a far preoccupare Charlotte Corday, una giovane girondina, la quale scrisse una falsa lettera di supplica per farsi ricevere da Marat, il quale cascò nella trappola. La Corday, arrivata a Parigi aveva un unico obiettivo: l’uccisione di Marat. Dopo aver trovato la casa in cui abitava il giacobino, ci vollero pochi minuti prima che Charlotte pugnalò Marat mentre si trovava in vasca.
La volontà di realizzare quest’opera provenne dalla Convenzione dei giacobini, i quali volevano esaltare con un quadro, il sacrificio del giornalista, il quale sarebbe diventato un martire della Rivoluzione. David prese a cuore questo incarico, il quale prima di realizzare la versione finale, studiò dal vivo la maschera mortuaria di Marat, in modo tale da poter rappresentare in modo realistico il giornalista che diede la vita per donare forza alla Rivoluzione.
Marat soffriva di una malattia alla pelle, che lo obbligava a fare dei bagni con medicine specifiche per alleviare i dolori. Il protagonista si trova nella vasca, privo di vita, con in mano un foglio e con un braccio a penzoloni e con l’altro regge un foglio con alcune scritte.
Non c’è Charlotte nella scena, e ciò può far intuire che il momento ritratto sia qualche minuto dopo l’attacco da parte della donna.
A terra c’è il coltello con cui Charlotte ha pugnalato l’uomo a morte, facendoti capire quale è stata la causa della sua morte. Oltre al coltello a terra, ci sono alcuni fogli, un calamaio, la penna e la vasca sporca di sangue e coperta con alcuni veli di diverso colore. David ha inserito volontariamente alcuni oggetti che non mostrassero la morte del giornalista come un comune fatto di cronaca nera, ma che elevasse l’uccisione di Marat ad un sacrificio di un eroe che ha dato la vita per un bene più grande.
Il grande altare di legno che risalta in primo piano e su cui sono appoggiati i vari fogli, presentano una dedica da parte dell’artista al suo amico. C’è scritto : À MARAT, DAVID/L’AN DEUX che tradotto liberamente vuol dire a Marat da David, l’anno secondo.

Nella mano appoggiata sulla vasca, Marat ha una lettera in cui puoi leggere chiaramente il nome di Charlotte: questo particolare ti fa capire che si tratta della finta lettera dell’assassina per farsi ricevere da Marat.
L’obiettivo di David era cancellare ogni traccia di Charlotte, facendola sparire e lasciando solo il coltello come segno del suo passaggio; in questo modo Marat sarebbe stato ricordato per sempre, mentre la donna sarebbe stata presto dimenticata da tutti.
Il braccio che pende del protagonista è molto interessante: devi sapere che il suo nome, nella tradizione artistica è indicato come il braccio di Meleagro.
Meleagro era un eroe della mitologia greca, la cui morte è stata ritratta su molti sarcofagi ed anfore; successivamente, la sua posizione inerte è stata molto utilizzata anche da altri artisti per ritrarre Gesù morto ed altri importanti protagonisti dei loro quadri.
Si può notare la somiglianza del braccio a penzoloni di David con quello di Gesù nel quadro che raffigura la "Deposizione di Cristo" di Raffaello.
David fu uno dei più grandi pittori neoclassici e conosceva bene le opere di Raffaello Sanzio e di altri famosi artisti, e spesso utilizzava i loro lavori come fonte di ispirazione per i propri disegni.
Lasciando nell’oscurità il resto della scena, David costringe a concentrarsi su Marat e sul suo brutale omicidio. Una luce debole proviene dall’esterno sinistro della scena ed illumina parzialmente il corpo di Marat ormai privo di vita. Questo particolare gioco di luci ed ombre ricorda molto i quadri di Caravaggio, molto apprezzati da David e studiati per il suo interesse per l’arte europea classica.
Il quadro è esposto al Museo reale delle belle arti del Belgio, Bruxelles.

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