La NASCITA DEI PRIMI TRULLI risale all’epoca preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos, tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i defunti.
Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi durante le Crociate.
La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi vicini come quello di Noci.
Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno 1000 sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti.
La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.
Nata come una MASSERIA, a metà del XVI secolo l’area di Monti era già occupata da una quarantina di trulli ma fu solo intorno al 1620 che Alberobello acquisì la fisionomia di un insediamento indipendente dalla vicina Noci, arrivando a contare circa 3500 persone verso la fine del XVIII secolo. Nel 1797 il villaggio ottenne dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone il titolo di città reale. Il nome attuale deriva dal latino medievale della Regione, “silva arboris belli”.
RIONE MONTI: distretto composto da circa 1030 trulli, fra cui I ‘trulli siamesi’, caratterizzati da doppia facciata, doppio pinnacolo, focolare basso e privi di finestre
RIONE AJA PICCOLA: borgo costituito di una rete di vicoli stretti e tortuosi
TRULLO SOVRANO: fatto costruire dalla famiglia Perta nella metà del Settecento, è l'unico trullo a due piani, oggi ospita un Museo. Indirizzo: piazza Sacramento 10, 70011
LA CASA D'AMORE: prima casa costruita a calce nel 1797, ospita oggi l’ufficio del turismo. Indirizzo: via Monte Nero 3
CHIESA SANT'ANTONIO: a forma di trullo, preceduta da un ingresso monumentale e da una scalinata sovrastata da un rosone. La chiesa ha una pianta a croce greca e delle cappelle laterali con coperture a vela, un campanile a lato. Indirizzo: via Monte Pertica
SANTUARIO DEI SANTI MEDICI: dedicata ai SS. Medici Cosma e Damiano, ospita il loro reliquiario e il quadro della Madonna di Loreto. Indirizzo: piazza Curri
la Basilica Minore dei SANTI MEDICI
Le prime attestazioni devozionali di Alberobello per i santi Cosma e Damiano si registrano nella seconda metà del Seicento.
Sembra che il culto per i due santi arànargiri sia stato introdotto nella minuscola comunità dai possesori del feudo, i conti Acquaviva di Conversano, con un minuscolo quadro della Madonna di Loreto e dei due fratelli gemelli.
Nell'unica e già esistente chiesetta, inserita nella boscaglia, si riscontrano dipinti su una delle pareti "imago beatae Virginis sub nomine de Loreto, cum sancto Cosma ex latere dextro et sancto Damiano ex sinistro".
La coincidenza iconografica spiega, in tal modo, l'introduzione del culto degli Acquaviva e la volontà degli abitanti di appropriarsene.
L'attuale chiesa, più volte rimanneggiata, ha assunto la sua definitiva connotazione dopo il progetto dell'architetto locale Antonio Curri e nel tempo ampliata e portata all'attuale spendore.
Il tema visivo prevalente è il neoclassicismo. la facciata (1885) scandita da lunghe lesene e da colonne scanalate con capitelli corinzi e da due colonne lisce romane con capitelli di stile composito, è riconquistata dai campanioli sovrastati da cupoline a piramide quadrate. Dicciasette gradini invitano al prònao; la porta dell'artista Adolfo Rollo raffigura una pagina meravigliosa del Vangelo: le Beatitudini. Sul battente di sinistra dall'alto si scorgono i poveri, i mansueti, coloro che piangono e quelli che hanno fame e sete di giustizia; sul battente destro i misericordiosi, i puri di cuore, i pacifici e i sofferenti.
Il portale è ornato con le quattro virtù morali, mentre i medaglioni simboleggiano le virtù teologali; cinque volti di uomini guradano cinque volti di donne: sono i rappresentanti anonimi della Chiesa. In posizione eretta sono raffigurati Matteo, Luca, Isalia e Geremia a sinistra è Marco Giovanni, Ezechiele e Daniele a destra.
Nella lunetta del portico, Gesù crocifisso è tra la Madre, san Giovanni, i santi Pietro e Paolo, Cosam e Damiano, sono bassorilievi del Maestro Rollo; suo è il crocifisso pensile sull'altare centrale e le figure giganti collocate nei bracci della Chiesa.
L'altare di rosso porfirico, nel paliotto anteriore, annuncia il mistero pasquale di Gesù, la Morte, la Resurezione (fra i trulli) e l'Ascensione; i pannelli laterali raffigurano l'Annunciazione e la Pentecoste, mentre nel trittico posteriore, l'artista Giuseppe Pirrone offre in sintesi la celebrazione del Concilio Vaticano II.
La Puglia è la regione italiana in cui si è maggiormente diffuso il CULTO PER I SANTI MEDICI, COSMA e DAMIANO. Le ragioni sono storiche-religiose-geografiche. Innanzitutto, la vicinanza geografica e culturale del tempo all’antico Impero Bizantino e alla contestuale migrazione, attorno al VIII secolo, dei monaci basiliani, di culto greco, nel corso della iconoclastia. Sono loro, i monaci, che hanno esportato dall’oriente, da cui provengono, le storie, le vicende, i miracoli dei due martiri. Nella nostra regione, Alberobello, Bitonto, Oria sono i centri in cui la venerazione è particolarmente sentita.
La loro presenza nell’antica Silva Arborelli, coincide con la nascita del centro murgiano. Fu infatti, Giangirolamo II degli Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, ad esportare dalla sua città di residenza il culto devozionale per i due santi d’oriente nel feudo dei trulli.
E così, la piccola cappella rurale della Madonna delle Grazie del 1609, venne dedicata dal conte ai Santi Medici nel 1636. Da li si susseguirono almeno quattro ampliamenti, fino all’ultimo, quello realizzato tra il 1881 e il 1885 seguendo il progetto ideato dall’architetto, Antonio Curri, alberobellese di nascita.
CHIESA a Trullo S. ANTONIO
Su decreto del Re, nel 1910, il RIONE MONTI fu dichiarato Monumento nazionale e si proibì la costruzione di edifici moderni che ne deturpassero l'originalità di zona a trulli. Per questo e per arginare il diffondersi del protestantesimo tra gli abitanti, il benemerito sacerdote alberobellese Don Antonio Lippolis decise di edificarvi un tempio.
Si era all'indomani della Proclamazione di Cristo Re dell'Universo da parte del Papa (Dicembre 1925) e don Antonio volle che si trattasse di uno dei primi templi nel mondo consacrati al Re dell'Universo; sarebbe poi stata dedicata anche a Sant’Antonio di Padova, a suo tempo ‘martello degli eretici’ per le battaglie portate avanti contro le eresie.
L'obiettivo era quello di utilizzare un gruppo di lavoro completamente alberobellese.
Costruita nell'arco di quattordici mesi, fu inaugurata il 13 Giugno 1927, giorno della festa di S. Antonio.
Tre quinte, una centrale e due laterali, abbelliscono il fronte su cui si eleva, fino a m 2 1.50, un cono a trullo proiettato in su che, a sua volta, slancia per altri m 3.20, un lucernario a base quadrata.
La base è a croce greca, su cui si erge una cupola conica alta 21,50 mt, costruita con la tradizionale tecnica a trullo; i pilastri sostengono archi a tutto sesto e quattro volte, sollevate da terra fino a m 7,60; il campanile, alto quasi 19 m, fuoriesce dal perimetro e si eleva autonomo rispetto al prospetto.
All'interno: nel 1949 all’artista Adolfo Rollo, gli furono commissionate varie opere come l'Albero della Vita murale, col maestoso Crocifisso, che domina l’Abside della Chiesa, il dipinto di Cristo Re, i bassorilievi di don Guanella e l'altare di Sant'Antonio con le formelle descrittive della sua vita.
il TRULLO SIAMESE
Secondo le narrazioni popolari, dell'amore di due fratelli per la stessa donna, la quale, promessa in sposa al primogenito, era follemente innamorata del fratello minore.
I sentimenti spinsero i tre protagonisti a vivere per un po' di tempo sotto lo stesso tetto, fin quando la convivenza non divenne intollerabile: il fratello maggiore, cieco di gelosia, spinse i due amanti a lasciare il trullo, pretendendo il diritto di primogenitura sulla proprietà. Il fratello minore non si arrese e rivendicò la sua parte di eredità.
Tutti e tre i cuori rimasero nell'abitazione che venne divisa e alla quale vennero create due entrate su strade opposte.
i SIMBOLI PRIMITIVI, MAGICI o CRISTIANI dei TRULLI
Sul frontale di ogni cupola dei trulli di Alberobello, sono disegnati alcuni simboli magici e propiziatori. La quantità di simboli è notevole e ognuno ha un proprio significato e una funzione particolare. Secondo alcuni studiosi, i pinnacoli che si trovano alla sommità della cupola sono il marchio scelto dai costruttori per distinguere il proprio lavoro. Altri, invece, li considerano dei veri e propri simboli magici. Tuttavia è il frontale di ogni cupola ad essere avvolto nel mistero. I misteriosi segni che sono dipinti sul frontale del cono dei trulli fanno parte del culto pagano così come quello cristiano. Sono simboli magici e allo stesso tempo propiziatori.
I SIMBOLI PRIMITIVI: sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI MAGICI: si trovano tutti i segni zodiacali, astrologici e planetari. Ognuno di questi simboli ha un significato preciso, di solito un auspicio. Per esempio l’ariete è una preghiera di vita sana e robusta, mentre i segni di Cancro, Leone e Bilancia servono come augurio di buona fortuna. Altri simboli magici importanti e molto frequenti sono quello del sole, principio di vita spirituale e materiale degli abitanti del trullo, e della luna, protettrice del trullo di notte.
I SIMBOLI CRISTIANI: Il primo Cristianesimo ha modificato il senso dei simboli pagani, magici e primitivi e li ha trasformati: i simboli cristiani sono infatti i più numerosi sui trulli di Alberobello. Così, per esempio, il Sole nella simbologia cristiana rappresenta la natura divina del Cristo, mentre la Luna è l’uomo. Anche i simboli di origine ebraica, come la stella a sei punte e il candelabro a sette bracci, sono stati cristianizzati. Tuttavia il simbolo più comune è la croce con cui rivolgere le preghiere al cielo.
ALTRI SIMBOLI
I SIMBOLI PRIMITIVI sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI GROTTESCHI a differenza degli altri, non hanno alcuna tradizione e sono scelti in base alla fantasia dal proprietario del trullo. Spesso indica le iniziali del nome e del cognome, oppure simboli del lavoro che svolge chi abita la struttura (falci, bilance e martelli). Spesso si tratta di rappresentazioni legate al mondo dell’agricoltura: per esempio rami d’ulivo o grappoli d’uva.
CASA D'AMORE
Ottenuto un geniale progetto dai primi architetti alberobellesi furono gettate le fondamenta per la prima casa costruita a calce. Era il 1° agosto del 1797. Alla fine apparve una palazzina a trullo, elevata ad un piano, con un balconcino esterno. Quella casa quasi volesse significare una sfida alla taverna feudale dei Conti Acquaviva perché fu costruita nella piazza laterale da quella dove trovasi la caverna. al termine della costruzione, in alto fu murata una lapide tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797". Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce.
L'ubicazione della "Casa D'Amore" nell'attuale Piazza Ferdinando IV, non fu casuale, infatti il primo piano della casa era visibile dal Palazzo dei Conti, ed era motivo di orgoglio per l'indipendenza appena raggiunta.
Inoltre da alcuni studi del Prof. Tommaso Galiani che scrive: "Tale struttura rappresenta un vero e proprio passaggio tecnico-costruttivo dalle prime case a trullo alle abitazioni ottocentesche. In realtà, la facciata lascia immaginare la presenza di vani interni ben diversi da quelli che in realtà sono. La stanza d’accesso, al posto del consueto cono lapideo, presenta una volta a stella."
Il nome dell'abitazione deriva dal suo proprietario Francesco D'Amore, che partecipò nel XVIII secolo alla rivolta di Alberobello contro la tirannia feudale. La casa, in segno di vittoria, fu costruita di fronte al palazzo del Conte, usando materiali fino ad allora proibiti: calce e malta. La prima pietra fu posta il 1° agosto del 1797, alcuni mesi dopo l'emanazione del Regio Decreto (27 maggio 1979) che consentiva agli abitanti di edificare con legante senza essere più costretti a costruire “a secco” e sottostare al vassallaggio dei Conti Acquaviva di Conversano. L'uso della malta permise alle maestranze locali di costruire una casa a due piani, quasi fosse stato un vero palazzo. La facciata è suddivisa a metà da un balconcino leggermente prospiciente incorniciato da un arco incassato. Sotto questo è incastonata una lapide murata tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797" (Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce). Il tetto èdelineato da due falde spioventi mozzate, forse un tempo doveva essere a punta, a cummerse, come si suol dire nel dialetto locale. L'interno del piano terra presenta un ampio vano con volta a crociera, con adiacente l'angolo focolare e il soppalco che delimitava il piano superiore. Da qui è possibile accedere alla cantina sotterranea, i cosiddetti sottani in dialetto. Per andare al piano superiore, dove ci sono ambienti angusti, si sale da una cala esterna. Per diverso tempo l'edificio è stato sede del Comune. La Casa d'Amore, data la sua importanza storica, nel 1930 è stata dichiarata monumento nazionale.
Molto probabilmente Francesco D'Amore per la fabbricazione della casa interpellò un semplice trullaro, abituato a costruire o a restaurare trulli, questo spiega la particolare architettura della casa.
Monumento nazionale dal 1930, restaurata nel 1951, Casa D'Amore attualmente è sede dell’Assessorato al Turismo.
Tuttavia i trulli più antichi che troviamo oggi ad Alberobello risalgono al XIV secolo: fu in quel periodo che ciò che appariva, ormai, come una terra disabitata venne assegnata al primo Conte di Conversano da Roberto d’Angiò, principe di Taranto e poi re di Napoli dal 1309 al 1343. L’appezzamento di terra costituiva il premio del nobile rampollo angioino per i servigi resi durante le Crociate.
La zona venne quindi popolata di nuovo, spostando interi insediamenti dai feudi vicini come quello di Noci.
Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno 1000 sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti.
La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.
Nata come una MASSERIA, a metà del XVI secolo l’area di Monti era già occupata da una quarantina di trulli ma fu solo intorno al 1620 che Alberobello acquisì la fisionomia di un insediamento indipendente dalla vicina Noci, arrivando a contare circa 3500 persone verso la fine del XVIII secolo. Nel 1797 il villaggio ottenne dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone il titolo di città reale. Il nome attuale deriva dal latino medievale della Regione, “silva arboris belli”.
RIONE MONTI: distretto composto da circa 1030 trulli, fra cui I ‘trulli siamesi’, caratterizzati da doppia facciata, doppio pinnacolo, focolare basso e privi di finestre
RIONE AJA PICCOLA: borgo costituito di una rete di vicoli stretti e tortuosi
TRULLO SOVRANO: fatto costruire dalla famiglia Perta nella metà del Settecento, è l'unico trullo a due piani, oggi ospita un Museo. Indirizzo: piazza Sacramento 10, 70011
LA CASA D'AMORE: prima casa costruita a calce nel 1797, ospita oggi l’ufficio del turismo. Indirizzo: via Monte Nero 3
CHIESA SANT'ANTONIO: a forma di trullo, preceduta da un ingresso monumentale e da una scalinata sovrastata da un rosone. La chiesa ha una pianta a croce greca e delle cappelle laterali con coperture a vela, un campanile a lato. Indirizzo: via Monte Pertica
SANTUARIO DEI SANTI MEDICI: dedicata ai SS. Medici Cosma e Damiano, ospita il loro reliquiario e il quadro della Madonna di Loreto. Indirizzo: piazza Curri
la Basilica Minore dei SANTI MEDICI
Le prime attestazioni devozionali di Alberobello per i santi Cosma e Damiano si registrano nella seconda metà del Seicento.
Sembra che il culto per i due santi arànargiri sia stato introdotto nella minuscola comunità dai possesori del feudo, i conti Acquaviva di Conversano, con un minuscolo quadro della Madonna di Loreto e dei due fratelli gemelli.
Nell'unica e già esistente chiesetta, inserita nella boscaglia, si riscontrano dipinti su una delle pareti "imago beatae Virginis sub nomine de Loreto, cum sancto Cosma ex latere dextro et sancto Damiano ex sinistro".
La coincidenza iconografica spiega, in tal modo, l'introduzione del culto degli Acquaviva e la volontà degli abitanti di appropriarsene.
L'attuale chiesa, più volte rimanneggiata, ha assunto la sua definitiva connotazione dopo il progetto dell'architetto locale Antonio Curri e nel tempo ampliata e portata all'attuale spendore.
Il tema visivo prevalente è il neoclassicismo. la facciata (1885) scandita da lunghe lesene e da colonne scanalate con capitelli corinzi e da due colonne lisce romane con capitelli di stile composito, è riconquistata dai campanioli sovrastati da cupoline a piramide quadrate. Dicciasette gradini invitano al prònao; la porta dell'artista Adolfo Rollo raffigura una pagina meravigliosa del Vangelo: le Beatitudini. Sul battente di sinistra dall'alto si scorgono i poveri, i mansueti, coloro che piangono e quelli che hanno fame e sete di giustizia; sul battente destro i misericordiosi, i puri di cuore, i pacifici e i sofferenti.
Il portale è ornato con le quattro virtù morali, mentre i medaglioni simboleggiano le virtù teologali; cinque volti di uomini guradano cinque volti di donne: sono i rappresentanti anonimi della Chiesa. In posizione eretta sono raffigurati Matteo, Luca, Isalia e Geremia a sinistra è Marco Giovanni, Ezechiele e Daniele a destra.
Nella lunetta del portico, Gesù crocifisso è tra la Madre, san Giovanni, i santi Pietro e Paolo, Cosam e Damiano, sono bassorilievi del Maestro Rollo; suo è il crocifisso pensile sull'altare centrale e le figure giganti collocate nei bracci della Chiesa.
L'altare di rosso porfirico, nel paliotto anteriore, annuncia il mistero pasquale di Gesù, la Morte, la Resurezione (fra i trulli) e l'Ascensione; i pannelli laterali raffigurano l'Annunciazione e la Pentecoste, mentre nel trittico posteriore, l'artista Giuseppe Pirrone offre in sintesi la celebrazione del Concilio Vaticano II.
La Puglia è la regione italiana in cui si è maggiormente diffuso il CULTO PER I SANTI MEDICI, COSMA e DAMIANO. Le ragioni sono storiche-religiose-geografiche. Innanzitutto, la vicinanza geografica e culturale del tempo all’antico Impero Bizantino e alla contestuale migrazione, attorno al VIII secolo, dei monaci basiliani, di culto greco, nel corso della iconoclastia. Sono loro, i monaci, che hanno esportato dall’oriente, da cui provengono, le storie, le vicende, i miracoli dei due martiri. Nella nostra regione, Alberobello, Bitonto, Oria sono i centri in cui la venerazione è particolarmente sentita.
La loro presenza nell’antica Silva Arborelli, coincide con la nascita del centro murgiano. Fu infatti, Giangirolamo II degli Acquaviva d’Aragona, conte di Conversano, ad esportare dalla sua città di residenza il culto devozionale per i due santi d’oriente nel feudo dei trulli.
E così, la piccola cappella rurale della Madonna delle Grazie del 1609, venne dedicata dal conte ai Santi Medici nel 1636. Da li si susseguirono almeno quattro ampliamenti, fino all’ultimo, quello realizzato tra il 1881 e il 1885 seguendo il progetto ideato dall’architetto, Antonio Curri, alberobellese di nascita.
CHIESA a Trullo S. ANTONIO
Su decreto del Re, nel 1910, il RIONE MONTI fu dichiarato Monumento nazionale e si proibì la costruzione di edifici moderni che ne deturpassero l'originalità di zona a trulli. Per questo e per arginare il diffondersi del protestantesimo tra gli abitanti, il benemerito sacerdote alberobellese Don Antonio Lippolis decise di edificarvi un tempio.
Si era all'indomani della Proclamazione di Cristo Re dell'Universo da parte del Papa (Dicembre 1925) e don Antonio volle che si trattasse di uno dei primi templi nel mondo consacrati al Re dell'Universo; sarebbe poi stata dedicata anche a Sant’Antonio di Padova, a suo tempo ‘martello degli eretici’ per le battaglie portate avanti contro le eresie.
L'obiettivo era quello di utilizzare un gruppo di lavoro completamente alberobellese.
Costruita nell'arco di quattordici mesi, fu inaugurata il 13 Giugno 1927, giorno della festa di S. Antonio.
Tre quinte, una centrale e due laterali, abbelliscono il fronte su cui si eleva, fino a m 2 1.50, un cono a trullo proiettato in su che, a sua volta, slancia per altri m 3.20, un lucernario a base quadrata.
La base è a croce greca, su cui si erge una cupola conica alta 21,50 mt, costruita con la tradizionale tecnica a trullo; i pilastri sostengono archi a tutto sesto e quattro volte, sollevate da terra fino a m 7,60; il campanile, alto quasi 19 m, fuoriesce dal perimetro e si eleva autonomo rispetto al prospetto.
All'interno: nel 1949 all’artista Adolfo Rollo, gli furono commissionate varie opere come l'Albero della Vita murale, col maestoso Crocifisso, che domina l’Abside della Chiesa, il dipinto di Cristo Re, i bassorilievi di don Guanella e l'altare di Sant'Antonio con le formelle descrittive della sua vita.
il TRULLO SIAMESE
Secondo le narrazioni popolari, dell'amore di due fratelli per la stessa donna, la quale, promessa in sposa al primogenito, era follemente innamorata del fratello minore.
I sentimenti spinsero i tre protagonisti a vivere per un po' di tempo sotto lo stesso tetto, fin quando la convivenza non divenne intollerabile: il fratello maggiore, cieco di gelosia, spinse i due amanti a lasciare il trullo, pretendendo il diritto di primogenitura sulla proprietà. Il fratello minore non si arrese e rivendicò la sua parte di eredità.
Tutti e tre i cuori rimasero nell'abitazione che venne divisa e alla quale vennero create due entrate su strade opposte.
i SIMBOLI PRIMITIVI, MAGICI o CRISTIANI dei TRULLI
Sul frontale di ogni cupola dei trulli di Alberobello, sono disegnati alcuni simboli magici e propiziatori. La quantità di simboli è notevole e ognuno ha un proprio significato e una funzione particolare. Secondo alcuni studiosi, i pinnacoli che si trovano alla sommità della cupola sono il marchio scelto dai costruttori per distinguere il proprio lavoro. Altri, invece, li considerano dei veri e propri simboli magici. Tuttavia è il frontale di ogni cupola ad essere avvolto nel mistero. I misteriosi segni che sono dipinti sul frontale del cono dei trulli fanno parte del culto pagano così come quello cristiano. Sono simboli magici e allo stesso tempo propiziatori.
I SIMBOLI PRIMITIVI: sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI MAGICI: si trovano tutti i segni zodiacali, astrologici e planetari. Ognuno di questi simboli ha un significato preciso, di solito un auspicio. Per esempio l’ariete è una preghiera di vita sana e robusta, mentre i segni di Cancro, Leone e Bilancia servono come augurio di buona fortuna. Altri simboli magici importanti e molto frequenti sono quello del sole, principio di vita spirituale e materiale degli abitanti del trullo, e della luna, protettrice del trullo di notte.
I SIMBOLI CRISTIANI: Il primo Cristianesimo ha modificato il senso dei simboli pagani, magici e primitivi e li ha trasformati: i simboli cristiani sono infatti i più numerosi sui trulli di Alberobello. Così, per esempio, il Sole nella simbologia cristiana rappresenta la natura divina del Cristo, mentre la Luna è l’uomo. Anche i simboli di origine ebraica, come la stella a sei punte e il candelabro a sette bracci, sono stati cristianizzati. Tuttavia il simbolo più comune è la croce con cui rivolgere le preghiere al cielo.
ALTRI SIMBOLI
I SIMBOLI PRIMITIVI sono quelli più difficili da identificare e collocare in un periodo preciso. Fanno parte di questa categoria gli intrecci di linee, i punti e le linee curve. Alcuni di questi simboli sono stati ritrovati su antichi vasi o tombe primitive, a conferma della loro origine arcaica.
I SIMBOLI GROTTESCHI a differenza degli altri, non hanno alcuna tradizione e sono scelti in base alla fantasia dal proprietario del trullo. Spesso indica le iniziali del nome e del cognome, oppure simboli del lavoro che svolge chi abita la struttura (falci, bilance e martelli). Spesso si tratta di rappresentazioni legate al mondo dell’agricoltura: per esempio rami d’ulivo o grappoli d’uva.
CASA D'AMORE
Ottenuto un geniale progetto dai primi architetti alberobellesi furono gettate le fondamenta per la prima casa costruita a calce. Era il 1° agosto del 1797. Alla fine apparve una palazzina a trullo, elevata ad un piano, con un balconcino esterno. Quella casa quasi volesse significare una sfida alla taverna feudale dei Conti Acquaviva perché fu costruita nella piazza laterale da quella dove trovasi la caverna. al termine della costruzione, in alto fu murata una lapide tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797". Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce.
L'ubicazione della "Casa D'Amore" nell'attuale Piazza Ferdinando IV, non fu casuale, infatti il primo piano della casa era visibile dal Palazzo dei Conti, ed era motivo di orgoglio per l'indipendenza appena raggiunta.
Inoltre da alcuni studi del Prof. Tommaso Galiani che scrive: "Tale struttura rappresenta un vero e proprio passaggio tecnico-costruttivo dalle prime case a trullo alle abitazioni ottocentesche. In realtà, la facciata lascia immaginare la presenza di vani interni ben diversi da quelli che in realtà sono. La stanza d’accesso, al posto del consueto cono lapideo, presenta una volta a stella."
Il nome dell'abitazione deriva dal suo proprietario Francesco D'Amore, che partecipò nel XVIII secolo alla rivolta di Alberobello contro la tirannia feudale. La casa, in segno di vittoria, fu costruita di fronte al palazzo del Conte, usando materiali fino ad allora proibiti: calce e malta. La prima pietra fu posta il 1° agosto del 1797, alcuni mesi dopo l'emanazione del Regio Decreto (27 maggio 1979) che consentiva agli abitanti di edificare con legante senza essere più costretti a costruire “a secco” e sottostare al vassallaggio dei Conti Acquaviva di Conversano. L'uso della malta permise alle maestranze locali di costruire una casa a due piani, quasi fosse stato un vero palazzo. La facciata è suddivisa a metà da un balconcino leggermente prospiciente incorniciato da un arco incassato. Sotto questo è incastonata una lapide murata tuttora visibile con la scritta in latino: "EX AUCTORITATE REGIA - HOC PRIMUM ERECTUM A.D. 1797" (Per deliberazione regia questa casa è stata la prima costruita a calce). Il tetto èdelineato da due falde spioventi mozzate, forse un tempo doveva essere a punta, a cummerse, come si suol dire nel dialetto locale. L'interno del piano terra presenta un ampio vano con volta a crociera, con adiacente l'angolo focolare e il soppalco che delimitava il piano superiore. Da qui è possibile accedere alla cantina sotterranea, i cosiddetti sottani in dialetto. Per andare al piano superiore, dove ci sono ambienti angusti, si sale da una cala esterna. Per diverso tempo l'edificio è stato sede del Comune. La Casa d'Amore, data la sua importanza storica, nel 1930 è stata dichiarata monumento nazionale.
Molto probabilmente Francesco D'Amore per la fabbricazione della casa interpellò un semplice trullaro, abituato a costruire o a restaurare trulli, questo spiega la particolare architettura della casa.
Monumento nazionale dal 1930, restaurata nel 1951, Casa D'Amore attualmente è sede dell’Assessorato al Turismo.
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