(MIO BOZZETTO. Tecnica mista: gessetti e pittura)
Egon Leon Adolf SCHIELE (Tulln an der Donau, 1890 – Vienna,
1918) è, con Klimt, uno dei più importanti artisti austriaci di sempre.
Esponente di spicco dell’ESPRESSIONISMO, è stato un pittore e un incisore molto
prolifico: ha realizzato in carriera circa trecentoquaranta dipinti e duemila
ottocento tra acquerelli e disegni.
Egon nasce in un piccolo paese austriaco, nei pressi di
Vienna. La sua infanzia subisce una drammatica svolta a quindici anni (1905)
quando suo
padre Adolf MUORE DI SIFILIDE. Secondo alcuni, questo tragico
evento influenzerà la poetica di Egon, nelle cui opere l’EROTISMO APPARE
TRAGICO E TORMENTATO.
Con la morte del genitore, la tutela di Egon viene affidata
allo zio che ne riconosce il talento artistico e lo fa iscrivere all’Accademia di Belle Arti di Vienna.
Gli insegnamenti dell’Accademia vanno stretti al
giovane Egon Schiele che comincia a sperimentare uno stile tutto suo, al di
fuori dei rigidi canonici imposti dagli insegnanti. Un giorno, quando ha solo
diciassette anni, conosce Gustav KLIMT,
il padre della Secessione viennese. Sarà un incontro folgorante che gli
cambierà la vita. Klimt, artista ormai affermato, aiuterà infatti il giovane
allievo procurandogli le modelle da ritrarre e i contatti con il fervente
ambiente artistico viennese, tanto che nel 1908
Schiele può già vantare una mostra personale.
Già dai primi lavori di Schiele emerge quel tratto
spiccatamente espressionista che
gli permetterà di passare alla storia come artista
dall’animo profondo e inquieto. Le sue opere, attraverso una
distorsione delle figure in cui la sensualità e
l’erotismo si uniscono alla
morte e alla malattia, fanno sì che i dubbi esistenziali dell’artista si
tramutino in domande poste allo spettatore sulle questioni più profonde
dell’esistere.
La mostra del 1908 incontra il favore della critica
e Schiele, a diciannove anni viene annoverato tra gli artisti austriaci più
interessanti dell’epoca.
Nel 1909 abbandona l’Accademia e fonda con quindici
amici il NEUKUNSTGRUPPE (Nuovo Gruppo
Artistico), di cui diviene presidente: si emancipa
definitivamente dall'influsso di Klimt e,
al raffinato erotismo dell'Art nouveau, contrappone una rappresentazione
della sessualità intesa come pulsione esistenziale profonda dell'uomo. Schiele
stende anche un manifesto teorico del nuovo gruppo: «L'artista del
Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere se stesso, deve essere un
creatore, deve saper creare i propri fondamenti artistici, senza utilizzare
tutto il patrimonio del passato e della tradizione.»
Nello stesso anno espone quattro delle sue opere alla Kunstschau, la mostra collettiva in cui esponevano gli ARTISTI USCITI DALLA
SECESSIONE nel 1905: Munch, Matisse, Pierre Bonnard, Gauguin, Kokoschka, van Gogh.
Nel 1910, le sue opere sono in mostra alla Galerie Prisko: Schiele rappresenta se stesso con inusuale frequenza,
rompendo con la tradizione dello specchio come strumento essenziale nella
ricerca dell'io, fissando nell'AUTORITRATTO non la propria identità sociale ed
emotiva, quanto piuttosto l'ESTRANEO, lo SCONOSCIUTO, il LATO ESTRANEO DELL’IO;
i suoi autoritratti, con l'eccentricità delle pose e l'innaturalità dei gesti
producono un'immagine straniante e carica di tensione, dallo specchio nasce un
doppio, dai tratti alterati e il cui corpo è torto e scavato.
Nonostante il successo a Vienna,
Schiele nel 1910 decide di lasciare la capitale austriaca per trasferirsi con
la modella Wally Neuzil nel piccolo paese contadino di Krumau, in cerca di ispirazione. Durerà poco a causa
dell’atteggiamento ostile degli abitanti che vedono di cattivo occhio lo stile
di vita dell’artista e il fatto che viva con una donna senza esserne il marito.
Lo stile di vita di Egon, unito
alla sua capacità di ritrarre nudi estremamente provocanti che spesso hanno per
oggetto il corpo di modelle alle soglie dell’adolescenza attira
sull’artista l’occhio malevolo dei benpensanti. La situazione precipita
nel 1912, quando viene accusato di aver sedotto, rapito e traviato una giovane
modella quattordicenne. Subisce un processo nel quale rischia una condanna a
lunghi anni di carcere. In attesa della sentenza viene segregato in prigione per un mese e
gli vengono confiscati centoventicinque disegni. Tale esperienza influirà molto
sulla psiche dell’artista. Al termine del processo le accuse più gravi
decadono, permane solo quella di avere esposto opere considerate pornografiche.
Schiele e la moglie moriranno nel
1918, a distanza di pochi giorni, di febbre spagnola.
Tra i soggetti preferiti da Schiele, oltre ai
numerosi AUTORITRATTI,
c’è proprio il CORPO
FEMMINILE, ritratto in modo asciutto, crudele ed estremamente
sensuale. È come se l’artista ritraesse nelle sue opere l’anima tormentata di
un’epoca di violenti fermenti che Egon, grazie alla sua sensibilità, riesce a
cogliere negli sguardi e nelle pose delle sue modelle, al quale si lega
profondamente. Sarà infatti proprio la modella Edith
Harms a divenire sua sposa e unica musa ispiratrice dal
1914.
E’ il TORMENTO che ha mosso il suo
talento creativo. Egon Schiele però ha fatto di più, il malessere che traspare
nei suoi ritratti diventa chiara rappresentazione del TORMENTO DI UN’EPOCA e di
un’INTERA SOCIETA’, quella europea alle soglie del 1914. Non è un caso se i
modelli ritratti da Schiele (se stesso in primis) somiglino tutti a BURATTINI senza volontà, nelle mani di un destino
potente e spietato. Non è un caso se di lì a pochi anni una guerra tremenda
falcerà le loro vite, senza dare a nessuno di loro la possibilità di scegliere.
"Ragazza nuda accovacciata" (1918): L’artista evidenzia la tragicità che l’AMORE comporta
in una Vienna ossessionata dalla LIBERTA’ SESSUALE ma chiusa in un perbenismo
che castra la naturale bellezza del suo essere amore. Una visione peccaminosa e
trasgressiva dell’atto sessuale, tanto da portare FREUD a considerarlo il
simbolo dei mali psichici dell’epoca.
Tutto questo porta il giovane
Schiele, turbato nel proprio sviluppo, a concepire L’AMORE COME ATTO TRAGICO,
carico d’angoscia e tristezza.
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