giovedì 13 dicembre 2018

EGON SCHIELE - L’Isteria di un artista incompreso


«Nessuna opera d’arte erotica è una porcheria, quand’è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l’osservatore, se costui è un porco» E.Schiele


(MIO BOZZETTO. Tecnica mista: gessetti e pittura)

Egon Leon Adolf SCHIELE (Tulln an der Donau, 1890 – Vienna, 1918) è, con Klimt, uno dei più importanti artisti austriaci di sempre. Esponente di spicco dell’ESPRESSIONISMO, è stato un pittore e un incisore molto prolifico: ha realizzato in carriera circa trecentoquaranta dipinti e duemila ottocento tra acquerelli e disegni.

Egon nasce in un piccolo paese austriaco, nei pressi di Vienna. La sua infanzia subisce una drammatica svolta a quindici anni (1905) quando suo padre Adolf MUORE DI SIFILIDE. Secondo alcuni, questo tragico evento influenzerà la poetica di Egon, nelle cui opere l’EROTISMO APPARE TRAGICO E TORMENTATO.

Con la morte del genitore, la tutela di Egon viene affidata allo zio che ne riconosce il talento artistico e lo fa iscrivere all’Accademia di Belle Arti di Vienna.
Gli insegnamenti dell’Accademia vanno stretti al giovane Egon Schiele che comincia a sperimentare uno stile tutto suo, al di fuori dei rigidi canonici imposti dagli insegnanti. Un giorno, quando ha solo diciassette anni, conosce Gustav KLIMT, il padre della Secessione viennese. Sarà un incontro folgorante che gli cambierà la vita. Klimt, artista ormai affermato, aiuterà infatti il giovane allievo procurandogli le modelle da ritrarre e i contatti con il fervente ambiente artistico viennese, tanto che nel 1908 Schiele può già vantare una mostra personale.

Già dai primi lavori di Schiele emerge quel tratto spiccatamente espressionista che gli permetterà di passare alla storia come artista dall’animo profondo e inquieto. Le sue opere, attraverso una distorsione delle figure in cui la sensualità e l’erotismo si uniscono alla morte e alla malattia, fanno sì che i dubbi esistenziali dell’artista si tramutino in domande poste allo spettatore sulle questioni più profonde dell’esistere.
La mostra del 1908 incontra il favore della critica e Schiele, a diciannove anni viene annoverato tra gli artisti austriaci più interessanti dell’epoca.

Nel 1909 abbandona l’Accademia e fonda con quindici amici il NEUKUNSTGRUPPE (Nuovo Gruppo Artistico), di cui diviene presidente: si emancipa definitivamente dall'influsso di Klimt e, al raffinato erotismo dell'Art nouveau, contrappone una rappresentazione della sessualità intesa come pulsione esistenziale profonda dell'uomo. Schiele stende anche un manifesto teorico del nuovo gruppo: «L'artista del Neukunstgruppe è e deve necessariamente essere se stesso, deve essere un creatore, deve saper creare i propri fondamenti artistici, senza utilizzare tutto il patrimonio del passato e della tradizione.»
Nello stesso anno espone quattro delle sue opere alla Kunstschau, la mostra collettiva in cui esponevano gli ARTISTI USCITI DALLA SECESSIONE nel 1905MunchMatissePierre BonnardGauguinKokoschkavan Gogh.

Nel 1910, le sue opere sono in mostra alla Galerie Prisko: Schiele rappresenta se stesso con inusuale frequenza, rompendo con la tradizione dello specchio come strumento essenziale nella ricerca dell'io, fissando nell'AUTORITRATTO non la propria identità sociale ed emotiva, quanto piuttosto l'ESTRANEO, lo SCONOSCIUTO, il LATO ESTRANEO DELL’IO; i suoi autoritratti, con l'eccentricità delle pose e l'innaturalità dei gesti producono un'immagine straniante e carica di tensione, dallo specchio nasce un doppio, dai tratti alterati e il cui corpo è torto e scavato.
Nonostante il successo a Vienna, Schiele nel 1910 decide di lasciare la capitale austriaca per trasferirsi con la modella Wally Neuzil nel piccolo paese contadino di Krumau, in cerca di ispirazione. Durerà poco a causa dell’atteggiamento ostile degli abitanti che vedono di cattivo occhio lo stile di vita dell’artista e il fatto che viva con una donna senza esserne il marito.
Lo stile di vita di Egon, unito alla sua capacità di ritrarre nudi estremamente provocanti che spesso hanno per oggetto il corpo di modelle alle soglie dell’adolescenza attira sull’artista l’occhio malevolo dei benpensanti. La situazione precipita nel 1912, quando viene accusato di aver sedotto, rapito e traviato una giovane modella quattordicenne. Subisce un processo nel quale rischia una condanna a lunghi anni di carcere. In attesa della sentenza viene segregato in prigione per un mese e gli vengono confiscati centoventicinque disegni. Tale esperienza influirà molto sulla psiche dell’artista. Al termine del processo le accuse più gravi decadono, permane solo quella di avere esposto opere considerate pornografiche.
Schiele e la moglie moriranno nel 1918, a distanza di pochi giorni, di febbre spagnola.

Tra i soggetti preferiti da Schiele, oltre ai numerosi AUTORITRATTI, c’è proprio il CORPO FEMMINILE, ritratto in modo asciutto, crudele ed estremamente sensuale. È come se l’artista ritraesse nelle sue opere l’anima tormentata di un’epoca di violenti fermenti che Egon, grazie alla sua sensibilità, riesce a cogliere negli sguardi e nelle pose delle sue modelle, al quale si lega profondamente. Sarà infatti proprio la modella Edith Harms a divenire sua sposa e unica musa ispiratrice dal 1914.
E’ il TORMENTO che ha mosso il suo talento creativo. Egon Schiele però ha fatto di più, il malessere che traspare nei suoi ritratti diventa chiara rappresentazione del TORMENTO DI UN’EPOCA e di un’INTERA SOCIETA’, quella europea alle soglie del 1914. Non è un caso se i modelli ritratti da Schiele (se stesso in primis) somiglino tutti a BURATTINI senza volontà, nelle mani di un destino potente e spietato. Non è un caso se di lì a pochi anni una guerra tremenda falcerà le loro vite, senza dare a nessuno di loro la possibilità di scegliere.


"Ragazza nuda accovacciata" (1918): L’artista evidenzia la tragicità che l’AMORE comporta in una Vienna ossessionata dalla LIBERTA’ SESSUALE ma chiusa in un perbenismo che castra la naturale bellezza del suo essere amore. Una visione peccaminosa e trasgressiva dell’atto sessuale, tanto da portare FREUD a considerarlo il simbolo dei mali psichici dell’epoca.

Tutto questo porta il giovane Schiele, turbato nel proprio sviluppo, a concepire L’AMORE COME ATTO TRAGICO, carico d’angoscia e tristezza. 


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