martedì 11 ottobre 2022

GIOVINAZZO – PRESENZA DOMENICANI NELLA SCENA URBANA

 GIOVINAZZO – PRESENZA DOMENICANI NELLA SCENA URBANA



La fabbrica settecentesca dei domenicani fondata sulla via per Bari tra le due antiche strade che portano a Bitonto e Terlizzi chiude, con l'imponente prospetto neoromanico della chiesa su scalinata a doppia rampa e l'annesso convento, il lato sud della piazza del primo nucleo insediativo extra moenia di Giovinazzo, dominando così la scena urbana che si è formalizzata nell'800 con la realizzazione, tra il XVIII e XIX secolo, delle quinte dei nuovi palazzi nobiliari al di fuori della città medievale.
Il convento con l'annessa chiesa in Giovinazzo, fondato nel 1703, fu l'ultimo dell'Ordine domenicano eretto nel Regno di Napoli prima della soppressione napoleonica. Tale fondazione avvenne in esecuzione delle ultime volontà di Giuseppe Buonomo, primicerio della Cattedrale. Il sito scelto per la costruzione del complesso "era elavato in mezzo a bella e ridente campagna" nei pressi della pubblica pescara fuori la città medievale. Il progetto della chiesa e del convento vennero affidati all'architetto bolognese Ludovico Vittorio Iacchini, anch'egli domenicano, e i lavori ebbero inizio dal 1704, (la data è infatti incisa su un concio di pietra della parete lato nord-est dei sotterranei) per poi proseguire sotto la direzione dell'architetto, converso domenicano, fra Antonio Cantalupi. Il convento fu completato nel 1745 e con la conclusione dei lavori murari si mise mano all'apparato decorativo con gli stuccatori milanesi i fratelli de Tabacco, mentre le scelte figurative vennero affidate alla bottega dei pittori locali Saverio e Giuseppe de Musso, padre e figlio che realizzarono tra il 1734 e 1748 la quadreria della chiesa con le pale degli altari presenti nelle cappelle laterali e le grandi tele ad olio nel transetto con episodi veterotestamentari. Alla prima metà del ‘700 è datata la bussola d'ingresso della chiesa con le ante centrali che raffigurano la "Cacciata dei Mercanti dal Tempio" probabilmente realizzata da Saverio de Musso. Nel 1770, dopo la conclusone dei lavori interni della chiesa, venne celebrata la prima messa. Con decreto del 9 luglio 1813 la chiesa, separata dal convento, fu eretta a parrocchia mentre il convento con decreto del 4 giugno 1818 fu destinato a ricovero di beneficenza. La facciata dell'intero complesso conventuale rivolta verso la piazza rimase incompleta fino al 1886 quando l'ingegnere barese Carlo Chiaia progettò una facciata in stile neoromanico smantellando l'impostazione incompiuta settecentesca del prospetto.
L'impianto della chiesa segue le prescrizioni dell'Ordine domenicano con la sua pianta a croce latina e le ampie cappelle laterali comunicanti tra loro fino al solenne transetto al cui incrocio si erge la cupola impostata su alto tamburo. L'interno è disegnato dalle partiture dagli stucchi che ne alleggeriscono l'imponente mole, mentre è arricchito dalla vena narrativa della quadreria realizzata dalla bottega de Musso chiamata dai domenicani per l'indubbia capacità comunicativa semplice e comprensibile per il popolo devoto. Gli arredi della chiesa si completano con le opere in legno, quali tutte le porte finemente intagliate e dipinte e finto marmo, con mostre dorate, la cui esecuzione fu affidata ad abili artigiani. Tra queste vi è il grande bussolone mistilineo d'ingresso, anch'esso policromo e con specchiature dipinte a finto marmo. La presenza della pala di Lorenzo Lotto del "San Felice in cattedra", realizzata nel 1542 e proveniente dall'omonima chiesa di Giovinazzo, costituisce un esemplare caso di studio e al contempo descrive una significativa testimonianza della pittura veneta in Puglia. Articolati e imponenti sono invece gli ambienti sotterranei corrispondenti alle fondazioni della chiesa tra cui la cripta sottostante la zona presbiteriale, da poco restaurata.
COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?
L'apertura nelle Giornate FAI d'autunno permetterà di riconoscere le vicende legate alla definizione del disegno della facciata della chiesa a partire dai rilievi eseguiti dall'architetto giovinazzese Giuseppe Matropasqua nel 1828 e con le diverse ipotesi progettuali che si sono avvicendate nel tempo. Il visitatore sarà quindi accompagnato all'interno della chiesa con la quadreria della bottega de Musso e la pala del 'San Felice in cattedra', sino a percorrere gli ambienti che conducono alla cripta nella zona presbiteriale con il racconto dei recenti lavori di recupero e restauro da parte degli architetti impegnati nel cantiere.

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